Il marketing museale altro non è che un modo per attirare visitatori. Magari starai pensando che l’offerta culturale di un museo dovrebbe essere l’unico strumento necessario, ma in realtà anche i musei hanno bisogno di trovare strategie sempre diverse per arrivare al proprio pubblico e per attrarre quella fetta di mercato che magari non avevano considerato.

Sono stati tantissimi gli esperimenti – più o meno fortunati – che si sono susseguiti negli anni. Che si utilizzi la tecnologia, si ricorra ai social, si faccia uso di piattaforme digitali o si incrementi la multisensorialità dell’esposizione, lo scopo è sempre lo stesso: avvicinarsi ad una fetta di pubblico moderna e fermare sul nascere gli sbadigli.

Su tutte le campagne di marketing museale c’è n’è una in particolare che è diventata una vera e propria bandiera per esprimere quanto la cultura sia sinonimo di bellezza.

Met Gala: il red carpet più glam della moda

Il Met, il Metropolitan Museum of Art di New York, non ha bisogno di presentazioni, così come per il Met Gala, chiamato anche Costume Institute Gala, uno degli eventi più attesi dell’anno, che si è tenuto proprio lo scorso lunedì. Si tratta di un galà di raccolta fondi a beneficio proprio delle attività museali, che negli anni è riuscito a diventare così tremendamente cool da trasformarsi in una vera e propria icona nell’ambito della moda.

Era il 1948 quando venne alla luce il Met Gala con una modesta cena di mezzanotte al costo di 50 $, ma da allora di passi avanti ne sono stati fatti innumerevoli, tanto che oggi è considerato uno degli eventi sociali più esclusivi del mondo. Se ci stai facendo un pensierino sappi che oggi un posto in scalinata costa 35.000 $, mentre l’ingresso all’evento è solo su invito. 

Ogni anno è infatti il Costume Institute del Met ad indicare il tema dell’anno e, neanche a dirlo, gli stilisti di tutto il mondo si cimentano per realizzare vere e proprie opere d’arte di stoffa per interpretare in maniera originale il tema indicato.

Il tema 2023 del Met Gala

A capo della riuscita di questo esperimento di marketing museale ci sono sicuramente Diana Vreeland e Anna Wintoru, rispettivamente ex caporedattrice e caporedattrice di Vogue, che hanno saputo far diventare il Met Gala un evento lussuoso considerato “il gioiello della corona sociale di New York”.

Ogni anno il Met Gala indica un tema che quest’anno è stato “Karl Lagerfeld: A Line of Beauty”, un omaggio all’ex direttore creativo di Chanel, una delle menti più brillanti del mondo della moda. Il dress code della serata è stata l’occasione per tutti gli ospiti di rendergli omaggio traendo ispirazione dalle maison per le quali ha prestato il suo genio (Chanel, ma anche Balmain, Patou, Chloé e Fendi), ma anche dal suo ricco portfolio di materiali, epoche ed estetiche.

Tra gli host Penélope Cruz, Michaela Coel, Roger Federer, Dua Lipa e Anna Wintour: co-presidenti ufficiali della serata.

I look più indovinati?

Un esempio di marketing museale perfettamente riuscito

Cosa c’entra tutto questo con il marketing museale? Ti basti sapere che il Met Gala:

  • Raccoglie somme a 8 cifre;
  • È sempre top trend sui social con live e dirette streaming con #MetGala;
  • Segna l’inaugurazione della mostra dedicata alla moda e al costume presso la sezione “L’istituto costumi e abbigliamento” del Met;
  • È un vero e proprio manifesto che pone al centro del dibattito il reale valore artistico della moda;
  • Attira ogni anno l’attenzione di migliaia di appassionati di costume, design e moda.

Tra i tantissimi espedienti di marketing che hanno reso celebre il Met Gala, abbiamo deciso di metterne 3 sotto la lente d’ingrandimento:

  • Il divieto di utilizzare gli smartphone e i social durante l’evento. Al di là del red carpet all’ingresso, nessuno sa cosa succeda durante il gala oltre ai partecipanti. Le regole sono state parzialmente infrante nel 2017 da un gruppo di celebrities che si scattarono un selfie in bagno, ma è proprio questo silenzio in un mondo così scintillante e perennemente sotto ai riflettori, a scatenare ancora di più la curiosità.
  • La capacità costante di proporre sempre temi nuovi, up to date e interessanti, capaci di far parlare di sé ben oltre i confini degli appassionati di moda. Ti ricordi il tema del 2018 “Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic”? Inutile dire quanto sia stato ampiamente discusso e ripreso da tutti i media.
  • La lungimiranza di associare il Metropolitan Museum di New York, uno dei musei più famosi del mondo, al lustro del mondo della moda, aumentando non solo l’autorevolezza del museo, ma anche il prestigio stesso del museo.

Insomma il Met Gala non è solo un’occasione per le celebrità per farsi fotografare in abiti eccentrici, né una semplice “raccolta fondi”: è una strategia di marketing museale perfettamente riuscita!

Il confine tra musei e marketing

Sono moltissime le iniziative che si sono sviluppate per rendere più accessibili, coinvolgenti e immersivi i musei: lo sviluppo di merchandise di abbigliamento e accessori diventati di culto (come ha fatto il Louvre e il MoMA grazie alla partnership con Swatch), le masterclass online, i video pubblicati su TikTok e la visita organizzata di Chiara Ferragni agli Uffizi sono solo alcuni degli espedienti.

Ma qual è il confine tra arte e spettacolo? Tra cultura e marketing? La tematica è sempre più dibattuta, specie negli ultimi anni dove stiamo assistendo alla nascita di “musei esperienziali” del tutto singolari e a volte addirittura senza che vi siano vere e proprie opere d’arte al loro interno. Ti sarà sicuramente capitato di vedere rimbalzare sui social le foto e i video, altamente instagrammabilli, del Museum of Dreamers o del Balloon Museum.

Per noi il confine è la presenza di un patrimonio culturale da conservare e da salvaguardare, ma anche da tramandare.

Rendere accattivanti i musei dovrebbe essere una priorità per tutte le realtà culturali per riuscire ad attrarre un maggior numero di persone, suscitare curiosità, ma anche divulgare un messaggio che trascende le epoche come solo l’arte sa fare.

La tua realtà ha un messaggio importante da trasmettere?

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