Social Advertising: si sono utili

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Ad oggi quando si parla di pubblicità, non si può non tenere conto anche del social advertising, perché per quanto le campagne offline (spot televisivi, stampa, radio) abbiano da sempre un grande impatto sul pubblico, l’online è, rispetto ai propri predecessori comunicativi, più veloce, più economico ed è in grado di raggiungere un target estremamente più ampio e specifico.

Ma partiamo dall’inizio.

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La social advertising è una tipologia di pubblicità interattiva che si divide in una moltitudine di contenuti e formati, ad esempio annunci testuali, banner e molti altri, venendo veicolata solamente all’interno dei social network e delle community.

Questo media ha visto nel corso degli ultimi anni una crescita esponenziale del proprio utilizzo da parte di brand, aziende e privati.

Uno dei vantaggi maggiori che possiede la social advertising, rispetto agli altri strumenti di comunicazione, è la possibilità di far interagire gli utenti con un determinato contenuto e messaggio, mettendo così in condizione il nostro target di non subire passivamente la pubblicità, ma di essere fruitore attivo della comunicazione stessa.

Usare questo tipo di media ha diversi vantaggi:

  • Le aziende sono in grado di profilare un target specifico, coinvolgendo solamente gli utenti realmente in linea con i prodotti o servizi promossi dall’inserzionista.
  • Si ha la possibilità di far crescere la base di utenti iscritti al social network dell’azienda, aumentando così la propria riconoscibilità
  • Si possono generare click e conversioni verso il proprio sito web.
  • Permette di aumentare l’engagement col proprio pubblico, dando vita a condivisioni, commenti, reaction ecc…
  • Si possono promuovere ogni tipo di contenuto dalle App, ai video a temi specifici.

I dati, sempre loro

I diversi social tengono traccia di moltissime informazioni, non solamente di quelle inserite in maniera volontaria (come i dati che digitiamo durante l’iscrizione), ma anche delle nostre interazioni all’interno della varie piattaforme come i like, i commenti e le condivisioni con altri utenti.

Questo fa si che esistano diversi tipi di profilazione:

  1. Profilazione secondo le caratteristiche anagrafiche e geografiche (età, sesso, lingue parlate, situazione sentimentale, istruzione, lavoro, ecc.)
  2. Profilazione secondo interessi (passioni, attività, hobby, ecc.)
  3. Profilazione secondo comportamenti (attività abitudinarie e di routine, frequentazione di gruppi e comunità, acquisti online, ecc.)
  4. Profilazione secondo connessioni (rete contatti, fan, gruppi, ecc.)

Esistono comunque dei casi in cui la raccolta dei dati avviene senza che l’utente ne sia a conoscenza. Questo fenomeno viene definito “Profiling implicito” e lo incontriamo quando abbiamo a che fare con i cookies, l’IP, l’ISP (Internet Service Provider) o più comunemente quando navighiamo “nell’internet”.

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Contenuti mirati che neanche Guglielmo Tell

Uno dei maggiori vantaggi della social advertising è creare dei contenuti mirati e vicini agli interesse dei diversi utenti, raggiungendo il pubblico al momento giusto con un messaggio su misura.

Questa caratteristica ci porta a capire una regola fondamentale, cioè che è necessario generare contenuti ad  hoc per una nicchia di pubblico ma sempre in linea con il nostro brand, piuttosto che un messaggio universale indirizzato a chiunque che avrebbe come unica conseguenza quella di perdersi nell’etere.

La maggior parte degli utenti passano il proprio tempo libero sui social, postando e condividendo contenuti sulle proprie pagine, commentando i post che attirano il loro interesse e interagendo con altri utenti.

Questo enorme numero di persone rappresenta per tutti i brand e le aziende un bacino al quale bisogna riuscire ad attingere, e questo avviene proprio grazie ad una campagna di social advertising ben strutturata che riesca a catturare l’attenzione degli utenti, distogliendoli dall’attività alla quale si stavano dedicando, creando in loro un bisogno latente che solo il brand sarà in grado di soddisfare.

Se riusciamo a generare un contenuto di alto valore, personalizzato in base al nostro target, saremo capaci di rafforzare la notorietà del brand, presentare con successo un nuovo prodotto, far crescere la brand awareness e incrementare le vendite.

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Dalle parole ai fatti

Certo, tutto molto interessante, ma nella pratica come si fa?

GETTY MUSEUM:

Durante la pandemia tutti i musei e le gallerie d’arte hanno dovuto chiudere e optare per una tipologia di visita online. I tour virtuali e i live stream sono diventati all’ordine del giorno, ma Getty Museum ha voluto rendere il tutto molto più interessante.

A Marzo 2020 il museo americano ha chiesto al proprio pubblico di osservare con attenzione la sua collezione online, scegliendo l’opera che gli utenti ritenevano più interessante e sfidandoli a ricreare quel capolavoro utilizzando solamente tre oggetti che avevano in casa.

Questa campagna ha avuto un boom incredibile su Twitter, Facebook e Instagram, e tutti gli utenti si sono messi alla prova creando la loro personale opera d’arte con tutto quello che gli capitava sotto mano.

Tutte le creazioni artistiche sono state poi condivise attraverso l’hashtag #GettyMuseumChallenge e sono state commentate dallo stesso museo. Questa iniziativa social è diventata in breve tempo virale, registrando 78.4 mila menzioni e 478.2 mila interazioni.

SPOTIFY:

Un altro degli effetti collaterali di questa pandemia è stata la fine, almeno per ora, dei concerti di musica dal vivo. Anche per questo, in questo periodo, i fornitori di servizi di streaming audio hanno registrato una crescita esponenziale del loro bacino di utenza.

Il noto brand svedese Spotify ha pubblicato il suo report #2020Wrapped, che analizza la cronologia di ascolto  degli utenti per l’intero anno, condividendo i migliori album, gli artisti e le playlist più ascoltate.

L’anno scorso però Spotify ha deciso di esprimere la propria gratitudine agli ascoltatori, agli artisti, ai creatori di podcast e alle playlist che hanno accompagnato e intrattenuto il pubblico in questo periodo difficile.

Questa strategia social, accompagnata da diversi cartelloni con messaggi personalizzati per ogni artista, si è rivelata la più popolare e vincente di sempre per il brand, permettendo a Spotify di ricevere quasi 16 milioni di menzioni in soli 30 giorni, con un picco di 2,3 milioni in un solo giorno.

GOOGLE:

Il più famoso motore di ricerca al mondo ha deciso di presenziare, con uno spot televisivo, ad uno degli eventi sportivi e commerciali più seguiti al mondo: il Super Bowl, famoso per mostrare durante le sue pause le più coinvolgenti e stupefacenti pubblicità di molti top brand.

L’obiettivo della campagna di Google era dimostrare come il brand costruisca prodotti che aiutino le persone nella vita di tutti i giorni.

Per riuscire nell’impresa Google ha realizzato uno spot dal titolo “Loretta”, che tratta la storia di un anziano signore che ricorda la sua defunta moglie, interagendo con Google Assistant. Il “film” ci mostra vecchie foto sbiadite e ricordi del passato, che coinvolgono l’utente a livello emotivo ed empatico.

Questa campagna ha permesso a Google di ottenere per il proprio spot oltre 63 milioni di visualizzazioni, 22.8 milioni di menzioni ed più di 1 milione di interazioni.

GOOGLE:

Pringles ha deciso di entrare nel mondo sempre più in ascesa di Tik Tok, lanciando la loro prima campagna su questa piattaforma.

La sfida per tutti gli amanti di questo brand consisteva nel dimostrare, durante il periodo di lockdown, la propria creatività attraverso il tubo delle patatine, utilizzandolo per danzare, per creare foto uniche o in generale per scatenare la fantasia. I fan potevano anche servirsi di un filtro 3d di Pringles compatibile su Tik Tok, Snapchat, Zoom o Skype o di adesivi brandizzati pensati per Facebook, Instagram e Whatsapp.

Questa attività social chiamata #PlayWithPringles ha generato oltre 1 miliardo di hashtag e visualizzazioni, oltre 343 mila video generati dagli utenti, con una media del 13% di interazioni tra i vari mercati.

E ora?

Beh, ora tocca a voi. Che vogliate solo seguire un trend o crearne uno col vostro brand, la strada è questa. E chissà… magari la prossima volta commenteremo il vostro social advertising.

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